Il termine ansia deriva dal Latino angĕre, che significa stringere, ed è un affetto, per quanto sgradevole, di comune riscontro in vari momenti e situazioni della vita umana.

È importante stabilire i confini tra ansia normale (fisiologica) e patologica.

L’ansia normale, o fisiologica, o d’allarme, è uno stato di tensione psicologica e fisica che implica un’attivazione generalizzata di tutte le risorse dell’individuo, consentendo così l’attuazione di iniziative e comportamenti utili all’adattamento. Essa è diretta contro uno stimolo realmente esistente, spesso ben conosciuto, rappresentato da condizioni difficili ed inusuali.

L’ansia è invece patologica quando disturba in maniera più o meno notevole il funzionamento psichico, determinando una limitazione delle capacità di adattamento dell’individuo. È caratterizzata da uno stato d’incertezza rispetto al futuro, con la prevalenza di sentimenti spiacevoli; a volte è vaga, cioè senza una precisa causa riconoscibile, oppure può riguardare specifici oggetti ed eventi; si riferisce ad un futuro imminente, oppure alla possibilità di eventi più o meno lontani; accompagna spesso altri problemi psicologici e psichiatrici, nonché i conflitti irrisolti della persona che ne è affetta; ha un’intensità tale da provocare una sofferenza insopportabile; determina comportamenti di difesa che limitano l’esistenza, come l’evitamento di situazioni ritenute potenzialmente pericolose o di controllo attraverso la messa in atto di rituali di vario tipo.
L’ansia patologica si ritrova, oltre che come un disturbo a sé stante, anche in quasi tutte le malattie psichiatriche: demenze, schizofrenia, depressione e mania, disturbi di personalità, sessuali e dell’adattamento.

Si tratta di un problema che ha una prevalenza, nell’arco della vita, del 30,5% nelle donne e del 19,2% negli uomini.

Le cause di dividono tra fattori ereditari, fattori biologici e fattori inconsci.

Alcuni studi genetici hanno rilevato che, in circa il 50% dei casi, i soggetti con disturbi d’ansia hanno almeno un familiare affetto da una patologia analoga.

Secondo alcuni studi effettuati sul cervello umano, l’ansia sarebbe causata da alterazioni della quantità di alcuni neurotrasmettitori, come per esempio un’eccessiva produzione di noradrenalina (l’ormone dello stress) ed una ridotta produzione di serotonina (che regola il benessere) e di GABA (che è un neurotrasmettitore inibitorio).

Secondo Freud, padre della psicoanalisi, l’ansia deriverebbe da un conflitto inconscio che può risalire all’infanzia o svilupparsi nella vita adulta. Questo conflitto psicologico mette in moto dei meccanismi di difesa il cui scopo è quello di allontanare dalla coscienza questo stesso conflitto, relegandolo in una sede non accessibile della psiche, che è l’inconscio.

L’ansia è caratterizzata da sintomi generali, psicologici e legati all’attivazione del sistema nervoso autonomo, cioè quello che non è sotto il controllo della volontà della persona (simpatico e parasimpatico), e che vengono chiamati disturbi neurovegetativi. I sintomi generali dell’ansia sono rappresentati da: senso di paura e di pericolo imminente; paura di morire o di perdere il controllo o di impazzire; evitamento; tensione interna soggettiva; incapacità di rilassarsi; apprensione; iper-vigilanza; inquietudine.

I sintomi psicologici dell’ansia sono: preoccupazioni eccessive per questioni secondarie; tendenza al catastrofismo; irritabilità ed impazienza; difficoltà a concentrarsi e scarsa attenzione; sensazione di perdita della propria personalità (depersonalizzazione) e di perdita del senso della realtà circostante (derealizzazione); disturbi della memoria; disturbi del sonno.

I sintomi neurovegetativi sono rappresentati da: difficoltà alla respirazione, senso di oppressione toracica, fame d’aria (dispnea), respirazione accelerata (iperpnea); dolore toracico; senso di testa leggera, vertigini, sensazione di instabilità e mancato equilibrio, svenimento imminente (lipotimia); formicolio a parti del corpo; vampate di calore o di freddo; sensazione di soffocamento, difficoltà alla deglutizione, sensazione di “nodo in gola”; bocca secca; battito cardiaco accelerato o non regolare (aritmico); sudorazione eccessiva; senso di debolezza e stanchezza (specialmente agli arti inferiori); tremori; minzione (urinare) frequente; diarrea; tensione muscolare.

Molti disturbi d’ansia si sviluppano in età infantile e tendono a persistere quando non curati. I principali sono: disturbo d’ansia di separazione, mutismo selettivo, disturbo d’ansia sociale disturbo di panico e disturbo d’ansia generalizzata.

Il disturbo d’ansia di separazione emerge quando compare una forte di ansia in associazione all’abbandono, alla perdita o alla temporanea dipartita nei confronti di una figura di riferimento, che molto spesso è il proprio partner, che in quel momento assume le caratteristiche e la figura dei propri genitori, facendo leva sui modelli operativi interni che regolano le nostre interazioni con l’altro che abbiamo interiorizzato lungo l’età evolutiva.

Il mutismo selettivo è caratterizzato da una perdita della parola in mancanza di sintomi organici che giustificano tale sintomo. Esso è in genere un riflesso di una forte ansia che percorre l’individuo, che in questo modo riesce ad evitare alcune questioni che lo riguardano, rifuggendo nel mutismo.

Il disturbo d’ansia sociale emerge quando i sintomi legati all’ansia compaiono in situazioni caratterizzate da una forte interattività e carico sociale, per i quali è richiesta una capacità di individuazione dell’individuo in mezzo agli altri, a ricoprire un ruolo, ad assumere le proprie responsabilità e rispondere ad uno standard di immagine richiesto all’interno del gruppo. Spesso, come il mutismo selettivo, è un meccanismo basato sull’evitamento per la mancanza di una forte strutturazione psichica che consente all’individuo di prendere la propria posizione in mezzo agli altri e un tentativo di fuga da ciò che lo riguarda.

Il disturbo di panico è un disturbo complesso, di genesi multifattoriale caratterizzato da ripetuti e persistenti attacchi di panico che possono essere generati da situazioni particolari o che possono emergere senza nessun trigger evidente. L’attacco di panico è il sintomo di un disequilibrio sia neurotrasmettitoriale, psicologico ed affonda le radici in un disturbo in parte ereditario. Spesso informa di una situazione spiacevole al soggetto, che si difende con un attacco di panico. Per questo motivo è utile capire qual è la motivazione sottesa allo scatenamento degli attacchi di panico. Ogni caso è a sè stante e va approfondito in maniera personalizzata.

Il disturbo d’ansia generalizzato, anch’esso di genesi multifattoriale, è caratterizzato da un’ansia persistente e diffusa, che non raggiunge nella fasi acute la gravità dell’attacco di panico, ma che si protrae per un maggior periodo di tempo, accompagnando il soggetto per la maggior parte della giornata. E’ caratterizzato da una costellazione di sintomi tra quelli ivi proposti, che può variare da individuo ad individuo.

Il trattamento dell’ansia nell’ambito delle psicoterapie cognitivo-comportamentali comporta l’eliminazione o la riduzione del sintomo, e successivamente il raggiungimento di un adeguato adattamento dell’individuo all’ambiente utilizzando tecniche comportamentali e tecniche di ristrutturazione cognitiva.

L’eliminazione o riduzione del sintomo si basa sull’agire direttamente su ciò che causa il sintomo, spesso in ottica comportamentale (andando a modificare il comportamento osservabile) e cognitiva (andando a modificare i pensieri associati al comportamento) tramite una ristrutturazione cognitiva.

La ristrutturazione cognitiva si occupa di trovare quali sono gli antecedenti che generano l’ansia, e quindi la focalizzazione sui pensieri disfunzionali che non fanno altro che perpetuare questo stato di ansia e a renderla ancora maggiore, spesso in un circuito di ansia e di paura che si autoalimenta e che può sfociare, talvolta, nell’attacco di panico.

Nello specifico, negli ultimi anni, è stato dato in questo campo molto spazio sia alla terapia metacognitiva che alla terapia focalizzata sull’intolleranza dell’incertezza.

La terapia metacognitiva si occupa infatti di anticipare a loro volta i pensieri che anticipano l’ansia, riferendosi ad uno livello di pensiero superiore, per promuovere un’intuizione riguardo i propri schemi mentali.
Grazie alle conoscenze dei nostri professionisti della salute, è possibile fornire al paziente gli strumenti necessari per combattere la propria ansia e la propria paura attraverso una guida che gli consenta di prendere atto dei proprio processi di pensiero disfunzionali.